Siamo partiti dalle piazze dell’”Amare” del festival filosofia per impostare il nostro giornalino.
È stato un evento molto importante per la nostra città che ha coinvolto e fatto riflettere migliaia di cittadini.
Non tutti però: ai margini qualcuno è stato dimenticato.
Guarda e leggi la prima pagina
Il tema dell’amore in carcere, oltre la privazione a cui ha accennato la prima pagina, ha anche un versante oscuro, legato alla violenza che a volte si compie in sua vece o in suo nome, soprattutto su donne e minori. In carcere c’è una sezione, quella dei “protetti”, in cui sono rinchiusi coloro che si sono macchiati di questi delitti.
Si scrive molto in carcere. È nella tradizione. Nella scrittura si trova un rifugio, ma anche la possibilità di dare una forma al proprio dolore, a volte al rimorso o alle attese che si hanno.
La scrittura diventa così una ricerca di sé e della possibilità del cambiamento soprattutto interiore.
Nella colonna di destra abbiamo sempre messo una canzone. Stavolta ci sono le parole piene di pathos di un ragazzo che si rivolge a Dio. Sono parole che attendono la musica e una voce che le canti.
La quarta pagina, come al solito, riporta alcune voci da dentro.