Buona condotta – N. 16
In carcere abbiamo paura del Califfo?
La percentuale della popolazione straniera nelle nostre carceri è molto alta, a Modena supera il 50%, e la maggioranza di queste persone detenute è di religione islamica.
Finora ci siamo occupati poco della loro pratica religiosa e della possibilità di coltivare una vita interiore e spirituale ricca che, anche per un detenuto, è un problema importante.
Tentiamo ora di dare continuità a una iniziativa che è partita dalla Giornata Mondiale dei Diritti, il 10 dicembre, e che ha portato per la prima volta nel carcere di S. Anna un Imam a parlare e pregare con le persone musulmane detenute.
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La pagina due è dedicata al cibo in carcere, ai problemi legati alla gestione dell’unica cucina che serve, coi carrelli, tutto il carcere, e all’impossibile (!) ricerca dei sapori e degli odori della cucina di casa, magari di terre lontane.
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La terza pagina è dicata alle pene che arrivano da lontano, dopo anni, quando il colpevole magari “ha messo la testa a posto”, si è rifatto una vita, si è magari costruita una famiglia, ha avviato un lavoro e vive nella legalità. La “giustizia”, lenta e inesorabile, arriva e distrugge tutto!
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La quarta pagina, dedicata di solito alle “Voci da dentro”, lascia questa volta la parola agli internati di Castelfranco Emilia.
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